Usare la parola “rivoluzione”, una volta tanto, potrebbe essere
opportuno, anche se è il caso di essere cauti: nelle ultime ore il
Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo che rimette
in piedi le “commissioni censuarie“, che avranno il
compito di lavorare alla riforma del catasto italiano. Queste
istituzioni – risalenti addirittura all’unità d’Italia – dovranno
approvare i nuovi criteri per il calcolo delle rendite catastali, che presto non si baseranno sui vani che compongono gli immobili, ma bensì sui metri quadrati.
L’algoritmo che servirà ad elaborare questi criteri prenderà come punto di partenza i dati dell’Osservatorio sul mercato immobiliare redatto dall’Agenzia delle Entrate,
unendo queste informazioni con le caratteristiche degli immobili
stessi: posizione, stato in cui si trova e, appunto, metri quadri e non
più il numero di locali. Questo per far sì che abitazioni con pochi
locali ma di grandi dimensioni siano finalmente tassate in maniera equa,
dando parallelamente respiro a chi vive, ad esempio, in piccoli
bilocali.
Tutta la partita si gioca, evidentemente, sui questi criteri:
bisognerà capire come verranno effettivamente elaborati prima di cantar
vittoria. I tempi, prevedibilmente, saranno lunghi: dai tre ai cinque
anni, dicono gli esperti.
Si attende, intanto, la riforma delle zone del catasto: l’obiettivo è
superare le attuali micro aree e ridurre le 45 categorie catastali
attualmente in vigore. Tanti i fattori da rimettere in discussione,
quindi, che influiranno inevitabilmente tanto sul calcolo delle imposte
sulla casa (Tasi e Imu) – anche se, in base alla delega fiscale data dal Parlamento al Governo, queste non potranno aumentare ulteriormente – quanto sul prezzo di vendita degli immobili.
Fonte: Immobiliare.it